Carte tascabili pieghevoli del Tibet con Nepal e Bhutan.
Carta amministrativa e stradale, con indicati anche i rilievi fisici.
Il Tibet è una regione storico-geografica dell’Asia orientale, localizzata sull’omonimo altopiano annessa dalla Cina sebbene rivendichi una sua autonomia e indipendenza politica.
Ha una popolazione di circa 3.180.000 abitanti, la città principale è Lhasa e data l’altitudine media di 4.900 m slm è conosciuto anche come “terzo polo” o “tetto del mondo”.
La storia documentabile del Tibet inizia nel 617 d.C e dopo secoli di autonomia arrivò ad espandersi fino a comprendere parti dell’attuale Cina.
Nel XIII secolo divenne uno stato vassallo dell’Impero mongolo (che comprendeva anche la Cina), poi – dal 1368 al 1644 – della dinastia cinese Ming e, per ultima, della dinastia cinese Qing dal 1644 al 1911 quando, con la fine dell’Impero cinese e la nascita della Repubblica di Cina, si autoproclamò indipendente.
Nel 1949, al termine della guerra civile, fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese, che procedette alla rioccupazione del Tibet nel 1949-1950.
La quasi totalità del territorio tibetano è ora parte della Repubblica Popolare Cinese, mentre una piccola parte sud-occidentale, il Ladakh, è una regione indiana.
Tibet e Buddhismo sono strettamente legati.
Il fondatore della nazione tibetana è Songtsen Gampo, XXXIII sovrano della dinastia di Yarlung, che unificò tutti i territori dell’altopiano e fondò l’impero tibetano, trasferì la capitale a Lhasa, introdusse per primo la religione buddhista e la scrittura tibetana, fece inoltre costruire il Jokhang, primo tempio buddhista in Tibet.
Sotto il regno di Trisong Detsen, con l’arrivo del monaco indiano Padmasambhava e l’introduzione delle tecniche tantra, si distinse da quelli praticati negli altri paesi e diventò religione di Stato.
Venne fondata la prima scuola, Nyingma (significa antico) e nel 770 venne costruito il primo monastero lamaista del Tibet, quello di Samye.
Il periodo aureo dell’impero durò fino alla morte del sovrano Ralpacan nell’836,terzo re del Dharma e firmatario di un trattato di pace con la Cina nell’822 che segnava i confini storici fra i due stati.
Ralpacan fu ucciso dal fratello Langdarma, che ne prese il trono sobillato dalla nobiltà Bön ancora molto influente e compì persecuzioni contro il buddhismo, allontanando tutti i monaci da Lhasa. Fu assassinato nell’842 ad opera di un lama travestito quindi l’impero si sgretolò in tanti piccoli regni perennemente in lotta tra loro e cominciò un periodo buio per il Tibet.
Nel periodo successivo Lhasa perse il suo ruolo di capitale politica e spirituale ed il lamaismo sopravvisse nel regno tibetano occidentale di Ngari, creato dagli esiliati successori degli Yarlung, e nei monasteri delle regioni orientali del Kham e dell’Amdo.
Verso la metà dell’XI secolo, grazie al sovrano di Ngari, assieme al grande maestro indiano Atisha arrivarono nel Tibet occidentale una serie di guru e saggi che diffusero di nuovo il buddhismo nel paese.
Una rinascita spirituale che si diffuse anche nelle altre aree dell’altopiano cui fece eco un nuovo fermento nel campo delle arti, specialmente nella letteratura con la traduzione e lo sviluppo dei concetti espressi nei testi sacri del buddhismo indiano.
A cavallo tra l’XI ed il XII secolo nacquero due delle quattro più importanti scuole del lamaismo: nel 1072, grazie all’opera del monaco Sachen Kunga Nyingpo, venne fondata la scuola dei Sakya, e qualche decennio dopo il lama Gampopa istituì quella dei Kagyu, i cui insegnamenti si ramificheranno in diverse “sotto-scuole”, tra le quali quella dei Karmapa e degli Shamarpa.
Tutti questi lignaggi, chiamati sarma, termine che significa nuova trasmissione, erano destinati a giocare un ruolo importante nella vita politica dei secoli successivi, è in questo periodo che il legame tra il potere religioso e quello politico in Tibet diventa indissolubile.